Esortazione alla lode di Dio

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Esortazione alla lode di Dio
Nel corso del progetto LiLeSC - Libri e lettori a Firenze dal XIII al XV secolo: la Biblioteca di Santa Croce (PRIN 2017), è emersa dalle pagine di un manoscritto di fine Duecento una versione inedita e particolarmente antica della Esortazione alla lode di Dio, preghiera latina di Francesco d’Assisi. Il testo – considerato tra i primi composti dal Santo – è una sorta di incunabolo di quello che sarà poi il Cantico di frate Sole e si compone per lo più di citazioni dalla Bibbia, tutte volte a incitare il Creato alla lode del Creatore.

Il ritrovamento si deve a Roberta Iannetti, dottoranda in Paleografia presso l’Università di Ferrara sotto la supervisione di Sandro Bertelli, e vede pienamente coinvolta l’Unità di ricerca di Roma Tre con Federico Rossi e Anna Pegoretti, del Dipartimento di Studi Umanistici.
L’Esortazione era finora conosciuta soltanto grazie a due fonti tarde, una di fine Quattrocento, l’altra del 1625 e basata su una testimonianza andata perduta. La nuova trascrizione è stata rinvenuta nel margine esterno della prima carta del manoscritto Pluteo 22 dex. 3, oggi conservato nella Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze, ma proveniente dall’antica biblioteca del convento francescano fiorentino di Santa Croce. L’expertise paleografica ha chiarito che la nuova versione della preghiera è stata copiata sul manoscritto alla fine del Duecento.
Oltre a essere particolarmente antica, questa versione è più lunga rispetto a quella finora conosciuta. Ben cinque versi sono i versi in più: due, in particolare, sembrano riferirsi direttamente alle circostanze di composizione del testo e al gruppo dei frati intorno a Francesco. Uno si rivolge a «tutti i frati con cappucci», offrendoci una testimonianza precoce dell’abito voluto dal Santo di Assisi per sé e per i suoi compagni. L’altro esorta alla lode di Dio tutti coloro che «guardano questa tavola». Il riferimento sembra confermare quanto già raccontavano le due testimonianze più tarde: l’Esortazione sarebbe stata scritta da Francesco su una tavola dipinta posta sulla fronte di un altare di una cappella dedicata alla Vergine nell’eremo di Cesi (provincia di Terni). Il testo, insomma, sarebbe stato composto dal Santo per accompagnare una rappresentazione pittorica delle creature e da lui vergato sulla tavola.
Lo studio in corso del nuovo testimone, portato avanti congiuntamente dalle Università di Roma Tre e Ferrara, fornirà sia un’attenta indagine paleografica, sia una nuova edizione del testo, e cercherà di restituire questa preziosa preghiera al suo contesto di produzione, trasmissione e ricezione, risalendo le tracce che conducono alla viva voce di Francesco.
Link identifier #identifier__55124-1LiLeSC è un Progetto di Rilevante Interesse Nazionale, finanziato nel programma PRIN 2017, e coinvolge anche le Università di Bologna e La Sapienza. Il suo obiettivo principale è la catalogazione e lo studio complessivo del fondo manoscritto dell’antica biblioteca del convento francescano di Santa Croce a Firenze (quasi 800 codici), con ogni probabilità una delle «scuole delli religiosi» che Dante afferma di avere frequentato. Un patrimonio quantitativamente e qualitativamente rilevantissimo che – come il recente ritrovamento francescano dimostra – custodisce importantissimi tesori.
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